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fisica nucleare e restauro architettonico

SiciliAntica

Sede di CATANIA

 

GIOVEDÌ 19 MARZO, ORE 17,00

Presso l’Aula Magna della Scuola Media Capuana – Pirandello, con ingresso da Via Etnea 133,

il  prof. Giuseppe Pappalardo,

 già ordinario di Fisica Nucleare presso l’Università di Catania e Direttore del Laboratorio del Sud,  appassionato di archeologia, illustrerà sugli strumenti analitici che la sua materia mette a disposizione per lo studio degli antichi reperti e per il restauro dei monumenti architettonici.

 

Nell'aula magna dell'Istituto Comprensivo "L. Pirandello-L. Capuana" di Catania si è tenuta la conferenza del prof. Giuseppe Pappalardo, direttore del Laboratorio Nazionale del Sud, Dipartimento di Fisica Nucleare dell’Università. L’incontro, organizzato dalla sede di Catania di SiciliAntica, ha avuto come tema l’applicazione di nuovi metodi d’indagine nel settore dei Beni Culturali, metodologie messe a punto presso il Laboratorio LANDIS (Laboratorio Analisi Non Distruttive) dell’INFN e utilizzate su reperti archeologici, manufatti litici e opere artistiche di vario genere. Le analisi effettuate con questa tecnologia danno importanti indicazioni sulla composizione chimico-fisica dei campioni, che in certi casi sono decisive per stabilirne la datazione e/o la provenienza. In particolare la prima parte della conferenza ha descritto i risultati dati dalle analisi effettuate sulle ossidiane recuperate durante lo scavo archeologico a Rocchicella, in territorio di Mineo, diretto dalla dott.ssa Laura Maniscalco della Soprintendenza BB.CC.AA. di Catania. L’ossidiana è un vetro di origine vulcanica, prodotto dal repentino raffreddamento della lava ricca di silice, caratteristica che non tutte le lave hanno. Nell’area mediterranea ad esempio, le cave di ossidiana conosciute ed utilizzate sin dalla preistoria sono quelle di Lipari e Pantelleria in Sicilia, oltre quelle site nell’isola di Melos nell’Egeo, a Palmarola in Toscana e sul monte Arci in Sardegna. L’ossidiana prodotta in ognuna di queste località presenta diverse caratteristiche, schematicamente classificabili nella presenza e concentrazione di alcuni elementi chimici (Rubidio, Niobio, Ittrio, Stronzio e Zirconio). La strumentazione progettata dal Laboratorio produce un microfascio di raggi X che analizza la quantità di questi elementi chimici presenti nel campione, ricavandone informazioni incontrovertibili sulla cava di provenienza, nel caso delle ossidiane. Lame, schegge e frammenti di ossidiane ricavati durante gli scavi nel sito preistorico di Rocchicella, sono risultati provenire tutti da Lipari, in periodi storici dal paleo mesolitico (7-9.000 anni a.C.) all’età del bronzo (1.500 a.C.). Nello stesso sito sono stati inoltre recuperati alcuni reperti litici di aspetto simile all'ossidiana che, sottoposti alla medesima analisi, si è scoperto essere composti da palagonite, un minerale basaltico proveniente da vulcani sub-marini della zona. Sono state analizzate ossidiane recuperate in diversi siti della Sicilia (Milena, Paternò, Licodia Eubea, Ustica, ecc) e per ciascun reperto è stata indicata la provenienza; gli archeologi dovranno adesso ricostruire i percorsi e i rapporti commerciali che legavano questi siti alle località in cui l'ossidiana veniva prodotta. Il LANDIS ha inoltre progettato un'altra strumentazione che, attraverso la diffusione di particelle Alfa, è in grado di "leggere" lo strato superficiale di materiali e manufatti, individuando il tipo e la quantità degli elementi chimici presenti in uno spessore infinitesimo, senza raggiungere il substrato dell'oggetto. Sono state esaminate le decorazioni di colore nero presenti su reperti ceramici preistorici custoditi nel Museo Archeologico di Licata, accertando che il pigmento nero è stato prodotto utilizzando il manganese, mentre i vasi attici esaminati hanno dimostrato che la colorazione è dovuta al metodo di cottura dell'argilla. Altre analisi sono state effettuate in preziosi dipinti e manufatti: un dipinto attribuito a Botticelli presente in un manoscritto del '400; ceramiche di Della Robbia al Museo Bargello di Firenze; manoscritti e pergamene antiche, fra cui la famosa Chartula di Assisi, che rappresenta l'unico documento autografo di San Francesco. Gli studi fatti hanno determinato la composizione dei pigmenti utilizzati nei diversi campioni, dalla quale dedurre informazioni di carattere storico o artistico sull'opera, in qualche caso contribuendo ad una datazione certa, alla classificazione per tipologia, o fornendo importanti indicazioni di cui tenere conto in eventuali operazioni di restauro. La peculiarità di queste indagini è che possono essere effettuate anche in situ, essendo stata realizzata una versione dello strumento di facile trasportabilità, ma soprattutto è di fondamentale importanza la possibilità di approfondire lo studio di un'opera antica, evitando alcun danno o la distruzione irreversibile dei campioni analizzati.

Silvana Musso

SiciliAntica

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