VISITA GUIDATA al
TEMPIO DI ASCLEPIO
ed all'IPOGEO GIACATELLO
di AGRIGENTO
Domenica 22 giugno 2008
Le Sedi SiciliAntica di
Caltanissetta ed Agrigento
organizzano una visita
guidata presso il sito archeologico
del santuario di Asclepio (Esculapio
per i Romani)e l' Ipogeo Giacatello. Per informazioni e
prenotazioni della visita
(entro e non oltre il 20 giugno ):
Simona Modeo (presidente della
Sede di Caltanissetta) 320 3658799
Filippo Sciacca (presidente della
Sede di Agrigento) 338 5899635.
Per i soci di Caltanissetta,
appuntamento alle 8,30 in via Malta
presso il piazzale antistante il
mercato coperto.
Per gli altri soci di SiciliAntica
che vogliono partecipare alla visita,
appuntamento alle ore 9,30
ad Agrigento presso il Tempio di Ercole.
Cenni storici
Il santuario di Asclepio
(Esculapio per i Romani)
è ubicato fuori la cinta muraria,
a Sud della Collina dei Templi,
nella piana di S. Gregorio,
in un’ansa del fiume Akràgas.
Fu identificato dallo storico
Polibio, a proposito dell’assedio
romano del 262 a.C., a otto stadi
dalla città verso Mezzogiorno.
Il santuario tradizionalmente
è stato datato nella seconda metà
del V sec. a.C., ma recenti scavi,
che hanno individuato una vasta
area di pertinenza del santuario,
con grandi sale per l’alloggiamento
dei pellegrini (katagogìon) e per il
rito di incubazione dei malati
(àbaton), oltre a portici colonnati,
(confrontabili con i celebri
Asklepieia della Grecia), hanno
riproposto il problema della
cronologia dell’intero complesso,
che rivela una presenza di culto
risalente alla prima età arcaica a
cui si sovrappone una fase
monumentale in età ellenistica a
partire dal IV sec. a. C. Sono
stati anche individuati il propileo,
la fontana lustrale, il thesauròs,
l’altare, la tràpeza, il cisternone.
Il tempio, l’unico edificio che
storicamente era rimasto visibile,
sorge su una massiccia piattaforma,
con pianta rettangolare
(m. 21 x 10,70) in antis di ordine
dorico, con pronao e cella, nella
cui parete di fondo si appoggiano
due mezze colonne fra robusti
pilastri a guisa di ante; il lato
meridionale presenta un ingresso
secondario. Nel mito, Asclepio
era figlio di Apollo e divenne
abilissimo nell’arte della
guarigione sacra. Gli attributi
del suo potere erano il bastone
intorno al quale era avvolto un
serpente. I malati andavano in
pellegrinaggio nel santuario di
Asclepio per chiedere la guarigione
sacra dai propri mali, nella
speranza che il dio li visitasse
in sogno per guarirli.
Per i greci i sogni avevano una
valenza terapeutica, per la
credenza nella loro virtù profetica
e diagnostica. Si trattava di sogni
che procuravano la guarigione divina
oppure di sogni divinatori, dalla
cui interpretazione i sacerdoti
traevano responsi per la cura.
All’interno del sacro recinto
i pellegrini dovevano effettuare
un percorso che prevedeva -
oltre ad una fase preliminare con
purificazioni, offerte e sacrifici
di animali - il rituale vero e
proprio, con l’offerta di focacce
e di frutta sulla tràpeza e
l’accesso all’àbaton per il rito
dell’incubazione. I pellegrini
dormivano sulla pelle dell’animale
sacrificato (enkòimesis,
"dormire su"), per ricevere da
Asclepio il sogno guaritore.
Simona Modeo - Filippo Sciacca
N.B.: Il sito archeologico
non è aperto al pubblico
L’ipogeo Giacatello
è situato
a nord del Museo Archeologico
Regionale di Agrigento,
in prossimità del torrente
Colleverde-Giacatello.
L’ingresso, preceduto da un
recente cancello,è costituito
da un cunicolo che immette in una
grande sala ipostila a pianta
quadrangolare (di circa 20 m per
lato) con asse maggiore nord-sud e
con un’altezza che varia tra 1,95
e 3,50 m.
La sala presenta 49 pilastri
distanziati in media 1,85 cm,
a sezione quadrata e rivestiti
da uno spesso strato di malta
idraulica, che formano una maglia
quasi regolare.
Alcuni canali, posti negli angoli
est ed ovest,servivano ad immettere
l’acqua all’interno
dell’ipogeo. Il tetto presenta dodici
aperture di forma circolare,
undici delle quali comunicanti
con il cielo aperto, che svolgevano
la funzione di pozzi per il prelievo
dell’acqua. L’ipogeo fu realizzato
nel V secolo a.C. come luogo di raccolta
delle acque e faceva parte della rete
di collettori sotterranei, atti
a convogliare l’acqua dalla Rupe Atenea
e dalla Collina di Girgenti
verso la Kolymbèthra.
La famosa rete degli ipogei,
detti anche "feaci", dal nome dell’architetto
progettante, secondo Diodoro Siculo
fu realizzata utilizzando la moltitudine
di schiavi e l’immensa ricchezza
acquisita con la vittoria di Himera
del 480 a.C.
L’ipogeo continuò ad avere questa funzione
fin nei primi secoli della dominazione romana.
Successivamente, in epoca tardo-romana,
fu destinato a piccola attività industriale
(mulino o frantoio), come ipotizzato
da Pietro Griffo, avendovi rinvenuto
una macina; a quest’epoca, presumibilmente,
risale l’apertura del cunicolo d’ingresso.
L’ipogeo Giacatello è inserito
in un’area ricca di evidenze
archeologiche: vasca con pareti
rivestite da malta di coccio pesto;
vasca scavata nella roccia
con piano di calpestio ricoperto
da lastre in cotto e con al centro
un pilastro a sezione quadrata
rivestito di malta;
parti di roccia affiorante
intagliata.
La campagna di scavo del 2006
ha portato alla luce un’ulteriore
vasca ed un importante ambiente
rettangolare con asse maggiore
est-ovest e con le pareti nord
ed ovest intagliate nella roccia.
E’ ipotizzabile, grazie ai materiali
ivi ritrovati,
che si tratti di un’abitazione
akragantina di età arcaica.
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